L'esigenza è di porre le basi di una narrazione condivisa della sua vicenda attraverso una efficace contestualizzazione  del problema esistenziale di Venezia  nella situazione contemporanea. 

Tale problema, in essenza, consiste in una sorta di  incompatibilità  tra la città lagunare e la Modernità, di cui la globalizzazione è l'estrema applicazione. Proponendosi come manifestazione della "forza delle cose", la Modernità, dopo aver tentato  di modernizzarla, ha teso a togliere a Venezia legittimità esistenziale, estetizzando la sua unicità e  omologandola nell'equivalenza e nello scambio.

Ma la Modernità tarda o matura, a differenza della prima, non può più presentarsi come orizzonte ultimo intrascendibile del reale. Deve riconoscere di compiersi in un contesto di realtà che la stringe entro limiti fisici che mettono in discussione la sua assolutizzazione e l'infinitizzazione dell'equivalenza e dello scambio.

Rispetto a questo nuovo contesto di mondo caratterizzato da limiti, è ora il Moderno a essere messo in discussione, che  deve ripensarsi radicalmente. Pena lo scivolamento dell'umanità in una deriva onirico catastrofica di cui cogliamo già i segni. Al contrario, proprio l'emergere del limite come problema essenziale della nuova epoca, richiama "l'unicità" come categoria concettuale cruciale con cui il limite stesso può venire vittoriosamente elaborato. In questo nuovo scenario Venezia, città unica, si trova oggettivamente in una posizione di grande rilevanza, sia simbolica che pratica. Si tratta, con strategie opportune, di renderla esplicita, a vantaggio della città stessa e del mondo.