Cristina Gregorin - Guida turistica
- turismo sostenibile = meno turisti = meno posti di lavoro
Questo è il principale nodo per cui tutti gli sforzi dei residenti di Venezia per rendere la città più vivibile e anche più attraente sono destinati a fallire, a meno che non si cerchi di essere inclusivi verso i lavoratori della terraferma. Trovo necessario mettersi nella loro pelle anche se la grande maggioranza considera Venezia un posto di lavoro e basta. Nessuna nostra rivendicazione troverà ascolto se non ipotizziamo insieme a loro modi diversi di lavorare in città (cosa che potrebbe farne futuri abitanti di Venezia)
- sarebbe proficuo avviare un confronto non ostile e senza pregiudizi
con alcune figure imprenditoriali come Sonnino e il direttore del Fondaco dei tedeschi (un giovane veneziano rientrato da Shangai). Trovo necessario l’ascolto senza demonizzazioni a priori. Per quelle c’è sempre tempo.
- i turisti
noi possiamo trasmettere la bellezza, grandezza, importanza di Venezia solo a chi ha già degli strumenti culturali per capirlo. Nessun santo può “educare” alla bellezza in poche ore chi viaggia senza sapere dove va (come la maggioranza dei viaggiatori) e di Venezia sa solo che è una città sull’acqua. Non possiamo noi rimediare all’ignoranza globale. Piccolo aneddoto raccontato da una collega guida, bravissima: passa quattro ore con due blogger australiani sulla trentina; gli racconta di artigianato, arte, architettura, il rapporto con l’acqua. Qualche ora dopo i due blogger, estasiati dalla visita, le mandano un video con una loro performance di tuffo in Canal Grande.Inoltre, da guida con 30 anni di esperienza, ricordo che il turista non vuole farsi stupire: il turista vuole avere riscontro delle sue aspettative. Perciò il suo incontro con la città è fortemente determinato da film, riviste, pubblicità e altre informazioni che può avere sulla città e che si costruisce prima. Noi possiamo fare qualcosa, ma non sui grandi numeri.L’unico modo, a mio avviso, sarebbe quello di una campagna mediatica su Venezia che vada oltre lo stucchevole di città lunapark ma anche oltre la seriosità e il dito alzato di una visione iperprotettiva della città. Credo sia più proficuo far passare Venezia per una città normale, fragile ma che presenta un suo contesto di quotidianità: gente che va al lavoro, all’ospedale, ragazzi che vano a scuola, persone che hanno degli appuntamenti ecc.
- fondamentale l’internazionalizzazione della questione Venezia
e la chiamata in correo insieme al Comune di Regione e Stato. Altrimenti Brugnaro diventa il comodo paravento di chi qui è maggiormente responsabile. È lo Stato che deve incoraggiare nuove politiche regionali e comunali; è la Regione che deve farsene carico.
- nuovi residenti
nel 2018 ho parlato a una conferenza internazionale sulla piattaforma TED (https://ted.com/) e ho indicato i molti buoni motivi per venire a vivere a Venezia. Sappiamo tutti che è lo snodo cruciale per la sopravvivenza della città ma credo che su questo dovrebbe esserci un gruppo apposito. Personalmente ho inteso la vostra iniziativa come un modo di ripensare al turismo e alla sua accoglienza. Se si vuole parlare di residenza, la mia opinione è che gli sforzi dovrebbero essere diretti altrove: confronto con paesi e città dove per la ripopolazione vengono svenduti o donati gli appartamenti, accordi con compagnie internazionali che si stanno spostando sul remoto, coinvolgimento dello Stato e dell’Europa su leggi speciali per i centri storici ecc. Questo è il motivo per cui nei miei interventi non parlo dei residenti: ci vuole un progetto dedicato, diverso da questo e che magari lavori in parallelo.