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Angelo Marzollo, Storia di un MOSE messicano

Trascrizione testuale dell’intervento

Buongiorno. Io non tratterò di aspetti tecnici ma di aspetti democrazia e opinione. Come immaginate voi, se fosse proclamato in Italia un referendum pro o contro MOSE io sono convinto che la gente ancora oggi direbbe pro MOSE. Se questo referendum semplice fosse esteso al mondo, ancora di più sono convinto che i cittadini che andassero a interessarsi di questa cosa, che non sono pochi, andrebbero pro MOSE. I nostri discorsi non li raggiungono. Da cosa dipende questa situazione? Dipende dal cliché di Venezia valore universale, dipende dal desiderio di andare una volta a Venezia prima che sparisca, ma dipende anche da un atavico terrore dell’acqua che si è manifestato nell’antichità nel mito di Atlantide. Comincio con un episodio che è successo a me, che mi ha convinto di questa favorevole opinione sul MOSE nel mondo. Circa cinque anni fa ho preso un autobus in Messico e sono andato a visitare Palen nella regione povera del Chiapas dove sono splendide rovine Maya. Pioveva a scravassi, non ho potuto visitare e sono dovuto restare là la sera; sono stato accolto in una locanda che era solo di gente Maya e sono stato a dormire; la mattina il proprietario mi dà indietro la carta di identità e vede scritto Venezia: felice! ‘ah, tu vieni da Venezia! – mi diceva in maya con qualche parola di spagnolo – Venezia è una città in mezzo a un lago che l’ha sommersa, ma in realtà si sta costruendo un muro intorno per cui Venezia sarà salvata da questa invasione del mare’. In realtà poi ho indagato lui si riferiva nella tradizione messicana abbastanza presente alla conquista della città di Tenochtitlan (Messico) da parte spagnola nel 1522. L’albergatore era molto favorevole a queste mura che avrebbero tenuto Venezia all’asciutto; tra l’altro, secondo lui, queste mura avrebbero rivitalizzato i cavalli, che ormai a Venezia sono stati tutti annegati, dove purtroppo si servono di scheletri di cavallo per andare in giro per i canali – sarebbero le gondole. Venezia però sarà salvata da questo muro intorno che si sta costruendo e che la porterà a secco.

Io ho capito subito che lui mescolava la storia, diventata in parte mito, della conquista di Cortès di Città del Messico con Venezia: simili situazioni, Città del Messico era un insieme di isolotti, di canali, di paludi, che però, in questa sua grande passione per cintare la zona e renderla agricola e non acquea, seguendo un’idea che a Venezia aveva avuto già Alvise Cornaro, pensavo che lui si rifacesse a un mito, a un desiderio, a un patriottismo indios. In realtà no, perché nella conquista di Città del Messico da parte di Cortès gli spagnoli, che avevano i cavalli, cercavano di riempire i fossati, invece gli Aztechi tenevano bene alla loro natura insulare e acquea per far precipitare la cavalleria spagnola e degli alleati degli spagnoli. Quindi mi è venuto un dubbio: se la sua interpretazione venisse dal libro di scuola spagnolo, o forse dagli alleati degli spagnoli, i Maya, no scusate né Aztechi né Maya, i quali erano contro gli Aztechi e quindi anche loro odiavano l’acqua a Città del Messico. Questo problema culturale me lo sono posto io, perché non so se lui fosse discendente; tra l’altro bisogna capire che il Messico non vuol dire messicani, ma le tribù Maya che lottavano insieme agli spagnoli.

Città del Messico dopo la conquista spagnola, quando era in mezzo a un lago e faceva parte di un sistema di cinque laghi, la piana fu interrata, i cinque laghi furono essiccati e abbiamo adesso una sterminata metropoli terragna. Comunque la partigianeria totale di un signore espressione dell’opinione pubblica mondiale per il MOSE è netta, così come è netta la partigianeria per il MOSE dell’opinione pubblica dei paesi più lontani che non ha accesso a quei rari articoli di critica che compaiono sulla stampa o alla tv. Gli articoli di critica al MOSE compaiono sui giornali, ma sono rari, rispetto ai rendering del Consorzio Venezia Nuova, che ti fa nascere Venezia con la gondoletta dopo aver avuto la disgrazia, fatti benissimo, rispetto a Venezia sotto attacco dell’acqua, e l’acqua è un antico nostro timore, l’opinione pubblica è nettamente per il MOSE, non c’è Cristo. Chi si oppone al MOSE se non qui? Del resto lo sperimentavo anche io con persone a me vicine. Io ho lavorato per tanti anni a Parigi all’UNESCO e la segretaria italiana, una buona anziana signora, la quale quando io ero a Venezia d’inverno mi telefonava, voleva fare un po’ la mamma, dicendomi ‘ma come, sei sotto un metro e mezzo d’acqua’. Certo, aveva visto alla tv che il livello medio del mare è 1,50 e quindi io ero sotto un metro e mezzo d’acqua.

C’è poco da dire. Questa opinione generale sarebbe vera anche in Italia, dove tra l’altro anche le persone colte, data la velocità dei viaggi, non hanno quel concetto di laguna su cui noi rielaboriamo, hanno il concetto di Venezia città di mare. Di nuovo autobiografia: è successo a me due mesi fa, la moglie di un collega universitario dell’università della Calabria ‘ah, sono a Venezia, che bello, ci vediamo?’ ‘dove sei’ ‘sono in un posto bellissimo, sono al mare’ ‘come al mare?’ ‘sì sì si vedono anche le onde!’: era in Riva degli Schiavoni. Questa è la realtà alla quale dobbiamo in qualche modo rendere pan per focaccia, però i mezzi del Consorzio ancora oggi sono forti.

Vi racconto un episodio storico. C’è stata la riunione dei cinque saggi; Costa era sostituito da Musu, poi c’era il presidente, un belga, un membro era una persona che conoscevo benissimo un amico, Jean-Marie Martin, presidente di Ispra dopo essere stato direttore di ricerca al CNRS; aveva fatto parte di un progetto che io avevo proposto, finanziato e condotto che si chiamava “Venice Lagoon Ecosystem” avendo effettuato decine di migliaia di campagne in laguna. Ebbene, lui era contrario al MOSE, per sentito dire, per averne parlato mille volte, perché era contrario al capo dell’Unione Matematica Internazionale. Martin viene nominato nella commissione dei cinque saggi; abitava sempre a casa mia a S. Barnaba, era un’abitudine, doveva arrivare alle cinque come al solito, il giorno dopo aveva questa riunione, e non arriva né telefona. Dico, avrà perso l’aereo, mi telefona alle undici e si scusava ‘purtroppo sono arrivato all’aeroporto, mi hanno preso con un elicottero quelli del Consorzio ed è stato molto bello, mi hanno fatto fare il giro della laguna’. Cosa che lui non aveva mai fatto da un elicottero, aveva un’idea vaga, da carte; dopo l’hanno portato al Gritti, ovviamente pagato da Consorzio, dove gli hanno messo due casse di libri: ‘per domani dai il tuo giudizio, questi sono i documenti’. Martin, che era contrario, ebbene, Martin, con la coda tra le gambe, votò a favore, non aveva argomenti di fronte alla potente mole di documenti che gli aveva passato il Consorzio che aveva una segreteria tecnica che lui non aveva. Così passò quella commissione dei cinque sì con riserva. Trasportato sul piano italiano, sono gli italiani i contribuenti del MOSE, non sono i veneziani. Gli italiani, potremmo inventare un referendum pro o contro MOSE? Nonostante gli scandali che nell’opinione pubblica italiana hanno colpito soprattutto il sindaco – il sindaco in manette è stata un’immagine mondiale – ma a parte l’immagine del sindaco in manette e l’idea che in Italia sia tutto un po’ un imbroglio, se si dicesse agli italiani si continua il MOSE o si ferma, io temo che gli italiani risponderebbero si continua perché Venezia va salvata, Venezia va sott’acqua, come abbiamo visto in tante immagini del Consorzio. Quindi il discorso è complicato da un punto di vista democratico. Incontri come questi sono molto utili ma con una visione di affrontare l’opinione pubblica, che ci è contraria