Materiali preparatori di base del Laboratorio “Città è Teatro – Teatro è Città”

 

I Il teatro oggi

II Artista e cittadino

III la città oggi

IV Venezia

 

I Il teatro oggi

Il teatro deve rappresentare il presente. Ma il presente va letto nella luce di un 'idea di città adeguata alla rivoluzione spaziale indotta dalla globalizzazione. Il presente ha bisogno di una "finestra" per essere guardato. Questa finestra è l’idea di città. Questa idea non può farsela il teatro, deve essere il pensiero a proporgliela.

Ipotesi di lavoro: il teatro attuale è evasivo. Perché? Perché cerca il pubblico e non si crea il suo pubblico e non lo fa perché non si crea il suo contesto. Un teatro non evasivo deve partire oggi dalla città intesa come "spazio di elezione" scelto da un cittadino consapevole. E' a questo soggetto che il teatro deve rivolgersi e, rivolgendoglisi, crearlo.

Il teatro deve essere, come alle origini, "teatro della città" (che cosa questa espressione concretamente significhi, che cosa si debba intendere per "città" oggi, vedi al punto III). Ma il teatro non è stato sempre "della città", è stato anche, a lungo ed in vario modo (anzi quasi sempre), "teatro di corte". Il teatro della città si crea il suo contesto, si rivolge non ad un generico "pubblico" sotto il palco, ma dialoga con i "pari", con i cittadini nel contesto della città.

Esempi. Il teatro ad Atene creò il cittadino di Atene, nel '700 la riforma del teatro creò lo “spazio universale di cittadinanza” e con esso il borghese, dove prima esistevano solo aristocratici e plebei. Questi teatri furono "teatri della città" (generatori di contesto).

Teatro di corte è di intrattenimento e di evasione. La corte è il “contesto dato”, accettato e non creato dal teatro stesso. Si rivolge ad un pubblico che c’è, non come il teatro della città, ad un pubblico “che non c’è ancora” ma che, rivolgendoglisi, esso crea, fa essere.

Il teatro di corte di per sé non è spregevole: storicamente ha prodotto anche cose eccellenti e perfino

immortali. Tuttavia la condizione di chi fa teatro per la corte è più difficile e meno stimolante di quella di chi fa teatro per la città.

Abbiamo avuto dei grandi capolavori teatrali nonostante che fossero elaborati "a corte".

Il teatro oggi

L’ipotesi proposta è che il teatro di oggi in quanto non si crea il suo contesto, sia “di corte”.

La condizione ottimale del teatro è quella di essere “teatro della città" che si crea un suo pubblico di cittadini, offrendosi loro come specchio.

 

II artista e cittadino

Non va data per scontata a priori però l'identificazione dell'artista con il cittadino. L'artista ha la sua arte che lo fa vivere e per la quale vive. In compagnia della sua arte non è mai solo. Come artista ha bisogno solo di un committente e di un pubblico. Del pubblico per verificare la sua arte, del committente per poterla presentare. La città è per lui troppo angusta.

L’artista “giovane”. Nel periodo del suo apprendistato artistico deve essere libero di andare dove vuole e, da cosmopolita, può lavorare per qualsiasi committente e presentare la sua arte a qualsiasi pubblico. Può collaborare anche con il tiranno, se questo è un buon committente. Ciò che per lui conta è solo la libertà della sua arte. Per nutrire la quale ha bisogno del mondo intero, di raccogliere esperienze, ovunque qualcosa lo richiami. Grazie a queste mette a fuoco la sua "missione teatrale" e crea "il suo metodo".

L’artista “maturo”. Quando egli si è costruito finalmente "un metodo", allora il mondo diventa troppo largo ed insipido per lui: comincia a sentire la vastità come superficialità, ha bisogno di concentrarsi, di "tornare". E' allora che desidera - se possibile - non solo più di verificare la sua arte davanti "al pubblico" dall'alto del palcoscenico, ma di parlare, di dialogare con "i suoi pari", stando in mezzo a loro. Essere solo "virtuoso" della sua arte insomma non gli basta più: ha bisogno dei cittadini e della città, mettendo a disposizione di essa il suo "metodo".

La città è il luogo in cui l'artista maturo diventa cittadino ed è il committente di se stesso (anche se come "lavoratore", come creatore di un bene socialmente fruito, deve avere una retribuzione). La condizione ottimale per l'artista è quella di essere cittadino.

 

III La città oggi

Città contesto di senso. L'ipotesi di lavoro è che "la città" rappresenti oggi il "contesto di senso", lo "spazio organico" in generale più ampio ed interessante concepibile, non essendo più tali - o non essendolo in modo primario per ragioni che non si possono analizzare qui - lo "spazio nazionale", lo "spazio regionale", salvo che nei casi particolari delle "piccole patrie", "lo spazio europeo", "lo spazio universale".

La città va intesa come spazio intenso emergente dall'omologazione universale dello spazio globalizzato ("polo o isola di senso"), che il teatro dovrebbe riuscire a captare e riflettere.

Oggi la globalizzazione sradica ogni luogo d'origine e concede sempre più solo " luoghi di elezione", di "ritorno".

La città non è dunque necessariamente il luogo in cui si è nati, ma quello in cui si va, anzi a cui idealmente "si ritorna" (il luogo che si considera "più adatto" a sé, al proprio progetto di vita, di arte, di pensiero, ecc. ), per applicare il proprio "metodo" e metterlo a confronto "alla pari" con gli altri.

Strumentazione concettuale provvisoria per l’ analisi della città La "città" (tralasciando per ora la pur fondamentale distinzione tra metropoli, grande città, piccola città, ecc.) è nell'accezione concettuale proposta un'entità organica: ideale -reale, soggettiva - oggettiva, fluida e dinamica nella sua forma, nel senso che alla sua determinazione contribuiscono sia fattori spaziali oggettivi

(la forma fisica della città, il paesaggio, ecc.) che soggettivi collettivi (la sua dialettica sociale, la memoria collettiva, l'immagine condivisa, le tradizioni, le abitudini, ecc.), sia, ancora, soggettivi individuali (biografici, sentimentali, progettuali, ecc. riconducibili al concetto di "incanto"). Così si può dire che la città è allo stesso tempo:

- eredità fisica e memoria comune del passato

- "ripetizione" abitudinaria di queste eredità

- interpretazione attuale, individuale e collettiva più o meno consapevole creativa di esse - spazio “d’incanto” e di elezione di individui, che sulla base della combinazione di "incanto del luogo" e di calcolo di opportunità, decidono di giocarsi lì e non altrove la loro chance di vita ( e il suo eventuale fallimento).

- spazio "metamorfico di metamorfosi", in cui autorappresentazioni e progetti di singoli e gruppi, dialettizzati tra loro, si scompongono e si trasformano reciprocamente in modo imprevedibile, entrando a far parte dello spettacolare caleidoscopio della "città oggettiva”.

La città consapevole. La città di oggi è in sintesi “la città consapevole”, in cui i soggetti operano per i loro sopì particolari essendo consapevoli fino ad un certo punto degli effetti d'insieme del loro agire, avendo

compreso che questa consapevolezza non solo va a beneficio della città come tale, ma anche delle loro

attività individuali e di gruppo (con più relazioni, stimoli, sinergie. ecc.).

 

IV Venezia

Luogo di elezione è in sommo grado Venezia, città paradossale, creata in un ambiente dove una città non avrebbe mai potuto sorgere e perciò da sempre città "volontaristica", acrobatica. Città dove i cittadini veri sono sempre stati quelli "che ritornano".

La "città consapevole" è fatta idealmente sempre più da questi e di questi. E' a questi "ritornanti" che il "teatro della città" deve rivolgersi, e, facendo di essi il proprio pubblico, "battezzarli" come cittadini.