La vendita della Casa dei Tre Oci costituirebbe un ennesimo sfregio per Venezia, allineandosi alle innumerevoli altre svendite di beni e edifici prestigiosi pubblici e privati, che hanno impoverito l’identità e il patrimonio della città, avvenute in questi anni, senza una strategia che non fosse quella di realizzare  un utile immediato.

La Casa dei Tre Oci è stata in questi anni esempio di un’operazione culturale – economica riuscita: ha saputo autofinanziarsi con proprie prestigiose iniziative. Anche per questo non la si può sacrificare in sostegno di altre operazioni, alla prova dei fatti risultate culturalmente ed economicamente infelici. 

 In questo momento di crisi gravissima, c’è bisogno soprattutto di lungimiranza, di visione, di un agire coeso, su obiettivi condivisi, per un progetto della città all’altezza delle sfide epocali cui ci si trova di fronte (vedi l’aumento del livello del mare, lo spopolamento, la monocultura turistica ora in grave recessione). 

Auspichiamo pertanto che la Fondazione di Venezia, in linea con la sua vocazione e storia, possa e voglia giocare in questo senso un ruolo di primo piano, nell’ascolto della voce dei cittadini e nell’interesse della città.